giudizio finale

Eccoci qua, al termine dell’anno scolastico, tutti intorno ad un tavolo, a decretare la “morte” scolastica o la “grazia” da concedere ad un candidato alla classe successiva.

Ognuno di noi prof ha già la sua idea in testa:

“Questo mi ha fatto sudare sette camicie tutto l’anno, adesso vedrà chi ha il coltello dalla parte del manico: bocciato!”
“E’ tanto buono e gentile, non ha mai disturbato, pazienza se ha studiato poco: che passi!
“Devo dargli una lezione perché potrebbe fare molto di più con le doti che ha: stop!”
“Conosco i suoi genitori, tanto brave persone: salvo!”

Mi scuseranno i colleghi se ho voluto esagerare, ma non è così infrequente che il giudizio di alcuni di noi sia influenzato da elementi che con la didattica entrano di traverso.

E allora cominciamo…
Viene preso in considerazione il primo nome dell’elenco alfabetico. E inizia un silenzioso esame di coscienza:

Lo conosco? So che faccia ha?
So qualcosa di lui e dell’ambiente in cui vive?
So se ha dovuto affrontare serie difficoltà di vario genere, che non gli hanno permesso di concentrarsi sullo studio?
Ho cercato di fargli recuperare eventuali lacune con gli opportuni corsi recupero ben fatti?
L’ho affiancato ad un alunno preparato perché superasse momenti di assenza o di calo nell’impegno?
Se è un alunno particolarmente motivato allo studio (esistono!), ho previsto per lui percorsi potenziati, per fargli raggiungere livelli eccellenti?

Prendiamoci un bel momento di riflessione. Stabiliamo le regole da seguire, formuliamo una griglia di valutazione e poi rispettiamola, prima di dichiarare il verdetto finale.

Si fornisce di seguito un esempio, un’idea, che può essere più o meno valida. Certo più è ampia, meglio è. Più voci considera, più garantisce un verdetto equilibrato, saggio, che in pratica vuol dire “funzionale alla crescita scolastica e soprattutto umana del ragazzo che ci è stato affidato”.

Scarica: QUESTIONARIO PER LO SCRUTINIO FINALE DEL CONSIGLIO DI CLASSE

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